Casa e rendita: come trasformare la propria casa in liquidità. | Chicercacasa.it
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Casa e rendita: come trasformare la propria casa in liquidità.

14 Marzo 2017

Lo avevano definito il prestito salva-nonni. Anche perché la formula consentiva di vivere senza mai dover pagare rate. Permetteva, cioè, ai più anziani di trasformare la propria casa in liquidità disponibile, darla in garanzia alle banche, mantenerne la proprietà, ottenere un prestito per far fronte così all’ultima parte della propria esistenza senza troppe rinunce in un momento in cui tutto è diventato più difficile, la vita si allunga, le pensioni sempre meno ricche e le esigenze in netta crescita. E, alla fine, lasciare agli eredi la possibilità vendere definitivamente l’immobile o riscattarlo dalle banche.

Era il 2005 quando entrava in vigore la legge sul prestito ipotecario vitalizio sulla casa, conosciuto nei paesi anglosassoni come “reverse mortgage” o “equity release”.

È la formula con cui viene erogato il prestito da una banca o da una società finanziaria e che altro non è che un finanziamento a lungo termine garantito dall’immobile di residenza. Prestiti vitalizi con ipoteca sulla casa, quindi, ma senza dover pagare rate e senza cedere o perdere la proprietà dell’immobile in cui si vive (a differenza quindi della cessione della nuda proprietà dove invece si vende, si resta ad abitare nella propria casa fino alla dipartita, ma gli eredi non prendono più nulla).

Oggi, dopo oltre dieci anni, questa formula del salva-nonni si sta trasformando nella formula salva-nipoti o salva-figli. I nonni ci sono sempre, ma quella stessa casa ora viene trasformata in denaro contante, dal mattone viene liberata liquidità preziosa per aiutare i parenti più giovani ad acquistare anche una nuova abitazione, a integrare la differenza del loro mutuo (sempre più basso) o per dare una mano ai figli con già un prestito ipotecario in corso abbassando il peso delle rate in rapporto al proprio reddito (quasi sempre precario).

Sugli eredi nessun onere Insomma, la casa si trasforma in liquidità disponibile immediatamente e diventa strumento finanziario anche per acquistare una nuova abitazione senza perdere la proprietà del primo immobile e senza togliere agli eredi la possibilità di riscattarlo o di venderlo a loro scelta. È di fronte a questo nuovo scenario che oggi si possono fare i conti con una nuova disciplina, riformata, del prestito ipotecario vitalizio, con nuove regole, più innovative e più consoni con il nuovo mercato delle abitazioni e, soprattutto, del credito.

Il prestito ipotecario vitalizio permette così alle persone che hanno compiuto i 65 anni di età – ma la riforma abbassa la possibilità a 60 anni - e proprietarie di un immobile di convertire parte del valore della casa, stimato da una perizia, in liquidità subito disponibile a fronte dell’iscrizione di un’ipoteca sull’abitazione come garanzia.

I casi di finanziamento ll valore del finanziamento varia in base all’età di chi lo richiede (più si è avanti con l’età e più alta è la cifra che si può ottenere): per una valutazione della casa di 250mila euro, per un settantenne sarà erogato un prestito di circa 64.500 euro (il 25%), l’importo sale a 84.250 euro pari al 33,7% del valore nel caso di over 80 e fino al 50% cioè a 125mila euro per chi si avvicina molto ai 90 anni. Oppure per una coppia di 80 anni, con un immobile da 1,5 milioni potrà rendere liquido almeno il 30% del valore, cioè circa 470mila euro. La particolarità di questo mutuo, a medio lungo termine, è che trattandosi di una rendita si entra in possesso del contante subito ma non si devono rimborsare il capitale, le spese e i relativi interessi sino a che il contraente è in vita (se l’immobile è cointestato, sino alla morte del co-proprietario più longevo).

La doppia clausola Spese e interessi verranno così pagati dopo, dagli eredi entro dodici mesi e in un’unica soluzione. Sempre che questi ultimi decidano di farlo. Diversamente perdono la casa che erediterebbero: l’immobile a quel punto viene messo in vendita e il ricavato serve a rimborsare il finanziamento alla banca. Con una doppia clausola: se il valore della vendita dell’immobile risulta superiore al prestito erogato, la differenza viene consegnata agli eredi. In caso contrario, cioè se il debito lievita fino a superare il valore dell’immobile, agli eredi non verrà comunque mai richiesta alcuna somma aggiuntiva, perché solo l’immobile è eleggibile a garanzia dell’avvenuta erogazione del prestito. E anche nel caso in cui il valore della casa, al termine del finanziamento, fosse diminuito, sarebbe la banca a rimetterci. Nessun onere aggiuntivo ricadrebbe sugli eredi.

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