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Eco-incentivi e fondi bancari: come ottenere i bonus fiscali?

29 Maggio 2017

La casa torna al centro di un nuovo pacchetto di agevolazioni fiscali e finanziarie. E l’abitazione torna ad essere protagonista anche di una nuova politica energetica dello Stato tanto da diventare perno centrale di un nuovo sistema di incentivi che, rispetto al passato, potrà contare anche su un Fondo di garanzia con una dotazione di 50 milioni, come pilastro per finanziare interventi di efficientamento energetico.

Per la prima volta arriverà a coinvolgere le banche e, rispetto al vecchio meccanismo degli eco-bonus, finora seguito, gli incentivi verranno riconosciuti in maniera graduale e in funzione del risparmio energetico garantito o atteso. Verrebbe così superato quel limite che finora ha impedito interventi di riqualificazione nei grandi palazzi o nei condomini che, in base alla legge di Stabilità 2017, possono cedere il credito di imposta, corrispondente all’ecobonus maturato, alle imprese e ai fornitori che realizzano i lavori, ma non alle banche e ad altri intermediari finanziari. Un limite che per le imprese, aspetto da sempre sottolineato, stava disincentivando gli interventi di riqualificazione profonda proprio per questa tipologia di edifici.

Ma le novità non finiscono qui. Non solo, quindi verrà data maggiore garanzia alle imprese, ma con questo sistema si eviterà il rischio di insolvenza da parte dei proprietari di immobili.

Si tratta di una svolta, quantomeno nelle modalità di erogazione degli incentivi e le nuove misure costituiscono gran parte dell’architettura intorno a cui è stato costruito il piano di Strategia energetica nazionale (Sen), appena presentato al Parlamento dai ministri dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e dell’Ambiente, Gian Luca Galletti.

La novità principale, e che ribalta per certi aspetti l’approccio finora dato e seguito al tema dell’efficientamento energetico, è la proposta di attivazione di un Fondo garanzia con gli istituti di credito per agevolare prestiti destinati agli interventi di riqualificazione degli immobili.

Si tratta di un tassello in più, identificato al termine di un giro di consultazione fra imprese e operatori del settore, e che viene considerato propedeutico a rendere più stabile e certo il pacchetto definito Ecobonus con detrazioni fiscali (al 65% e al 50%) graduate in base al risparmio energetico atteso.

Per raggiungere gli obiettivi fissati dalla conferenza Cop21 di Parigi, il piano con la strategia energetica nazionale, che ora dovrà passare al vaglio del dibattito parlamentare, propone alcuni aggiustamenti alle regole già in vigore in modo da far crescere gli investimenti in efficienza energetica e dare impulso alla diffusione delle energie rinnovabili nelle abitazioni.

Secondo le rilevazioni condotte, i privati interessati a realizzare gli interventi di riqualificazione energetica sono spesso inibiti dalla necessità di possedere un capitale iniziale o dalla difficoltà di accedere a un prestito.

La Strategia energetica nazionale tenta di risolvere questo problema e propone quindi l’attivazione di un vero e proprio Fondo di garanzia per l’eco-prestito: l’obiettivo è arrivare a coprire il rischio di insolvenza da parte dei proprietari degli immobili.

Nel testo del provvedimento è previsto che il Fondo venga dotato di risorse per almeno 50 milioni di euro, in modo da coprire interventi di riqualificazione per un miliardo di euro.

Il Fondo offrirebbe così garanzie per gli interventi standard, senza la necessità che le stesse banche svolgano anche una valutazione puntuale dei singoli interventi da realizzare. La lista degli interventi standard verrebbe redatta da un ente certificatore terzo, al momento l’ipotesi è che questo compito faccia capo all’Enea. Il coinvolgimento degli istituti finanziari consentirebbe inoltre la riduzione del Fondo.

Il piano Sen guarda anche al futuro. E per questo suggerisce di rendere definitivo il meccanismo delle detrazioni fiscali per gli interventi di efficientamento energetico per dare più certezza agli operatori.

D’altra parte, però, sarebbero introdotti massimali unitari di spesa per tipologia di intervento, in modo da limitare i costi di sistema, e ci sarebbe la modulazione delle percentuali di detrazione sulla base del risparmio atteso dopo i lavori. In questo modo, verrebbero premiati gli interventi più efficienti e il mercato si orienterebbe verso gli interventi di “deep renovation”, la ristrutturazione profonda di un edificio economicamente vantaggiosa e che riduce considerevolmente il consumo finale di energia rispetto alla condizione prima dell’intervento.

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